La generosità, senza una correlativa ricompensa pubblicitaria, è oggi purtroppo poco di moda: la maggior parte della nostra gente aiuta il prossimo ma richiede in cambio che il gesto venga conosciuto dagli altri, apprezzato, ammirato ed il loro nome appaia almeno fra le colonne di un giornale. Il piacere di una munificenza scaturisce più dall’alone di “grazia”, che dall’aiuto prestato al fratello. Fa perciò piacere allorquando ci si imbatte in persone che per un sentimento ed una convinzione personale si sono votati all’aiuto del prossimo mediante la donazione dell’elemento vivificatore dell’esistenza: il sangue. L’ A.V.I.S, l’Associazione Volontari del Sangue, è fra le istituzioni più umanitarie, più sociali, più cristiane: i suoi soci, a solo titolo di ringraziamento per la loro salute, altro non chiedono che poter riaccendere la candela della vita ai fratelli meno fortunati., trasfondendo nelle loro vene sangue. Attorno a questo gesto eroico e sociale, si potrebbe intessere un romanzo: alle parole preferiamo però i fatti, così come concretamente agisce ed opera il socio dell’Associazione. Quando è chiamato per una donazione, il volontario, pur essendo occupato, corre accanto al fratello debole e gli pone le proprie vene a disposizione “Dopo la trasfusione – ci diceva raggiante un giovane che in 15 giorni si è prestato per due donazioni – sebbene un rilassamento domini il fisico, ci si sente contenti e felici per aver salvata una creatura”. Anche a Treviglio l’ A.V.I.S, è in attività ed i suoi benefici interventi hanno giovato a tanti ammalati, alcuni dei quali strappati da sicura morte, L’Associazione vive da parecchio tempo: prima della guerra contava un centinaio di soci, di cui però solo una ventina effettivi donatori. gli altri erano solo sostenitori dell’opera con aiuti finanziari. L’evento bellico ha avuto anche qui il sopravvento: l’A.V.I.S. praticamente era scomparsa. L’11 novembre dello scorso anno, grazie all’interessamento di alcuni donatori è stata ricostituita ufficialmente l’Associazione, ora in piena efficienza. I soci però sono diminuiti. solamente 26 persone hanno volontariamente aderito, sottoponendosi ai sacrifici della donazione. E’ evidente che questo numero sparuto sia insufficiente alle esigenze della città e non poche volte il Presidente sig. Odone si trova in difficoltà nella scelta dell’elemento per la donazione poichè per nessuno è trascorso quel lasso di tempo di tre mesi richiesto per una trasfusione e l’altra. E’ proprio di questi giorni il caso di un ragazzo che in breve tempo ha avuto bisogno di sangue per ben 8 volte: il suo gruppo sanguigno era “A” e di questo gruppo solo 7 soci erano disponibili. E’ stata necessaria una nuova prestazione di un elemento con un non irrilevante danno al suo fisico. Da qui appare evidente la necessità a che nuovi elementi si pongano al servizio dell’Associazione. A Treviglio per rispondere alle esigenze, l’A.V.I.S. dovrebbe avere almeno una settantina di persone a disposizione. Coloro a cui la natura ha offerto una buona salute dovrebbero sentirsi in dovere di mettersi al servizio dei loro fratelli aderendo all’Associazione. Insistere su questo invito ci sembra fuori luogo, che sentiamo che un buon numero si presenterà alla sede della C.R.I. per le visite sanitarie preliminari l’iscrizione. Nella nostra indagine abbiamo rilevato che ben 104 furono la trasfusione compiute per un totale di 25kg si sangue. Il primato delle donazioni spetta ala signora Maddalena Quarti che in due anni si è prestata a 21 trasfusioni (4500 grammi di sangue) e alla signora Luigia Bellani che nello stesso periodo si è sottoposta a 20 estrazioni pari a grammi 5.150 di sangue. Dal novembre scorso ad oggi il primato tocca invece alla Sig.ra Angela Gentili con 4 donazioni. A queste benemerite l’A.V.I.S. intende offrire una medaglia di riconoscimento durante una manifestazione. Ma qui si “handicappa” in un grave problema: quello finanziario. Al volontario per le sue prestazioni nulla compete, come nulla spetta all’Associazione. Una organizzazione non può però vivere di vita propria senza “sostentamenti finanziari”. L’A.V.I.S. conta quindi alla collaborazione di soci sostenitori, che non potendo offrire sangue aiutino gli amici donatori. La maggior parte dei soci sono lavoratori: allorquando vengono chiamati ” in ricompensa” del loro atto umanitario, si vedono decurtare il salario per le ore di lavoro non compiute. Sarebbe necessario che anche a Treviglio, come già in tutte le altre città, i datori di lavoro si sentissero in dovere di aiutare i loro volenterosi dipendenti riconoscendo loro come effettuare le ore di lavoro no compiute per la donazione ed il primo periodo di riposo. Aiuterebbero innanzitutto i volontari e sarebbero partecipi di un’opera altamente meritoria. Ma l’A.V.I.S. attende dai soci sostenitori un “quid” per poter costituire un fondo a carattere mutualistico assistenziale fra i volontari. La trasfusione potrebbe arrecare disturbi al prestatore: alleviare con un premio le spese di cura sarebbe dovere dell’Associazione. Treviglio che generosa ha sempre contributo nelle opere di bene, dovrebbe anche qui farsi viva e permettere che l’A.V.I.S. abbia una vita meno dura nell’interesse stesso della collettività.